Google e l’algoritmo del Copyright

13 agosto 2012

Ad annunciare l’avvento del nuovo tassello nella complessa strategia di affiancamento di Google ai signori del copyright è un post ufficiale sul blog dedicato al search: “i siti che totalizzano alti numeri di richieste di rimozione potrebbero comparire nei nostri risultati in posizione più bassa”, spiega dalla divisione tecnica Amit Singhal.

Ad essere prese in considerazione saranno solo le richieste giustificate e valide che coinvolgono una determinata URL: le rimozioni dei singoli link dall’indicizzazione verranno effettuate, come avvenuto finora, solo in caso di richiesta valida; le richiesta valide, formulate per singola pagina, contribuiranno ad assegnare un punteggio di demerito alla globalità del sito.

Non sorprende dunque il plauso dell’industria dei contenuti, sempre più zelante nelle richieste di rimozione, con RIAA che si complimenta con Google per aver finalmente compiuto un passo a lungo invocato, e con MPAA che si dice “ottimista rispetto al fatto che la mossa di Google aiuti a indirizzare i consumatori verso la miriade di servizi legittimi”, lontano da “cyberlocker, siti dedicati al P2P, e altre attività fuorilegge che rubano il duro lavoro di chi crea”. L’industria del copyright “osserverà da vicino” questa mossa di Google: “il diavolo si annida nei dettagli”, ricorda MPAA, e Google ha spiegato che il parametro delle richieste di takedown si affiancherà agli oltre 200 utilizzati per soppesare i siti e posizionarli fra i risultati.

Ma non è tutto. Google rasserena altresì i gestori delle piattaforme più a rischio, quelle che ospitano materiale caricato dai netizen: “non ci aspettiamo che questo cambio faccia retrocedere i risultati relativi a siti popolari che ospitano contenuti generati dagli utenti”, quali Facebook, IMDB, Tumblr e Twitter. Quello delle richieste di rimozione, spiega Google, non è che uno dei fattori presi in considerazione dall’algoritmo: un fattore che viene messo in relazione con altri parametri, che aiuterebbero a soppesarne l’influenza.

Ma se Google confida nella raffinatezza del proprio algoritmo, la variabile fallata nel sistema potrebbe risiedere a monte, cioè nella validità o meno delle richieste di rimozione inoltrate a Google. Mountain View ricorda che solo le richieste valide verranno prese in considerazione perché vengano macinate dall’algoritmo e che, in ogni caso, le richieste dei detentori dei diritti restano contestabili. Le richieste di rimozione ingiustificate e portate a termine, però, pullulano, dentro e fuori dai servizi di Google, imbracciate anche per motivazioni che appena lambiscono il copyright.

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