
La società di analisi IDC ha pubblicato le stime sul mercato degli smartphone commercializzati nel secondo trimestre del 2013, numeri che registrano una situazione in lento divenire dove Android continua a rappresentare il sistema operativo mobile più diffuso al mondo.
Il market share controllato dall’OS di Google è ora al 79,3 per cento, sostiene IDC, una crescita di più del 10 per cento rispetto al 69,1 del secondo trimestre del 2012. Neanche a dirlo, il principale produttore OEM della galassia Android risulta Samsung con 73,3 milioni di unità commercializzate (39,1 per cento di market share) seguito da LG (12,1 milioni), Lenovo (11,4), Huawei (10,2) e via elencando.
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Samsung Electronics ha comunicato le stime di utile per il secondo trimestre 2013. L’azienda prevede di raggiungere un utile operativo di 9,5 trilioni di won, ovvero 8,3 miliardi di dollari o se preferite 6,4 miliardi di euro. Numeri decisamente più alti sia dello scorso trimestre (6,4 miliardi di dollari), che rispetto allo stesso periodo dell’anno passato (5,3 miliardi).
I conti finali e completi saranno resi noti il 26 luglio, ma l’azienda pronostica anche un fatturato di 49,9 miliardi di dollari. Nel complesso si tratta di risultati positivi, con utili in crescita del 47% grazie alle vendite del nuovo Galaxy S4. A tal proposito sembra che siano stati raggiunti i 20 milioni di unità distribuite, ma per ora lo dicono solo giornali sudcoreani e l’azienda non ha confermato il dato.
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Apple, con una mossa destinata ad alimentare le speculazioni sull’arrivo di un nuovo prodotto da portare al polso, ha presentato richiesta in Giappone per ottenere i diritti sul marchio iWatch.
Come riporta il Wall Street Journal, la domanda, presentata il 3 giugno e resa pubblica solo successivamente, è stata classificata in categorie di prodotto che riguardano computer e apparecchi da polso. L’Ufficio Brevetti giapponese dovrà ora condurre il normale processo di esame prima di decidere se approvare o meno la domanda.
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Ne aveva parlato appena un mese fa il procuratore generale dello stato di New York, Eric T. Schneiderman, criticando l’atteggiamento dei principali produttori di smartphone e tablet. Il problema dei furti di dispositivi mobili sta assumendo dimensioni preoccupanti: per Schneiderman i vendor di smartphone e tablet non si sarebbero sino ad oggi affatto preoccupati di studiare meccanismi atti a fronteggiare il problema.
Non è solo questione del furto in se stesso, ricorda il procuratore della Grande Mela: il reato è infatti frequentemente abbinato ad aggressioni, pestaggi, ferite con armi da taglio o da fuoco e talvolta il ladro arriva fino ad uccidere per impossessarsi di un device “di ultimo grido”.
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La connesione LTE o anche 4G sul suolo italiano ha per ora una copertura limitata a poche grandi città, ma già si affacciano promesse per il futuro prossimo. E’ di queste ore l’annuncio di Samsung di aver compiuto positivamente un test di trasmissione in quello che dovrebbe essere il nuovo standard 5G nella frequenza dei 28 GHz, raggiungendo una velocità di trasmissione superiore a 1 Gbps su una distanza di 2 km.
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Molte guerre si risolverebbero grazie ad atti di buona volontà unilaterali. Nella guerra dei brevetti, senza morti ma cruenta, questo atto di buona volontà sembra arrivare da Google. Il motore di ricerca annuncia di “prendere posizione su software libero e brevetti”, giurando che non citerà in giudizio titolari di prodotti open source per rivendicare brevetti specifici, a meno che non sia attaccata per prima. Si riserva, insomma, la legittima difesa, ma nessuna iniziativa autonoma.
Questa politica si chiama “Patent Non-Assertion Pledge” e sarà inizialmente applicata a 10 brevetti relativi a MapReduce, un modello per l’elaborazione di grandi quantità di dati. BigG si è dunque impegnata a non portare in tribunale qualsiasi utente, distributore, o sviluppatore di software open-source basati su brevetti riferiti a MapReduce.
Le ragioni le spiega Duane Valz, consulente brevetti per Google, in un post sul blog: “Crediamo che i sistemi aperti siano vincenti. Il software open-source è stato alla base di molte innovazioni nel cloud computing, nel web mobile, e in Internet in generale. E nel solco di questa convinzione ci impegniamo a un Internet aperto, che protegga la vera innovazione e continui a fornire ottimi prodotti e servizi”.
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Nuova grana legale per il colosso Apple, denunciato da Intertrust Technologies per il presunto sfruttamento indebito di 15 brevetti nell’intera gamma dei suoi dispositivi venduti sul mercato statunitense, dalla linea iPhone ai tablet iPad, fino alle postazioni desktop Mac e a varie piattaforme digitali come iTunes, iCloud e App Store. Gli avvocati di Intertrust hanno chiesto a un giudice californiano una specifica ingiunzione per il blocco delle vendite a stelle e strisce delle tecnologie in violazione della proprietà intellettuale in ballo.
Attiva dai primi anni ’90, Intertrust Technologies è una società specializzata nella distribuzione di soluzioni per la sicurezza di informazioni e contenuti attraverso un sistema di tipo Digital Rights Management (DRM). L’azienda statunitense era stata privatizzata nel 2003, controllata in maggioranza dai giganti dell’elettronica di consumo Sony e Philips. Nell’anno successivo, Intertrust costringeva Microsoft a siglare un accordo di licenza dal valore complessivo di 440 milioni di dollari.
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