Avago Technologies, un produttore asiatico di chip wireless che trovano spazio in gran parte degli iPhone in commercio, ha svelato una importante informazione circa una delle novità più attese del mondo Apple: una importante azienda che opera nel Nord America si sta preparando per la produzione di massa di un importantissimo smartphone. Dovrebbe trattarsi dell’iPhone 5S, che Apple dovrebbe lanciare a settembre.
Il fornitore di Apple – uno dei principali – non ha reso noto il nome del suo più grande cliente nordamericano incaricato della produzione di tale smartphone, ma l’analista Maynard Um di Wells Fargo Securities si dice sicuro che si tratti proprio del nuovo melafonino. In una nota agli investitori condivisa nella giornata di ieri ha infatti scritto che “Avago ha sottolineato di aver già iniziato ad accelerare la transizione verso un nuovo prodotto che noi riteniamo essere iPhone 5S; un’ulteriore accelerazione verrà impressa nel trimestre seguente che inizia a ottobre. Stiamo ricevendo sempre più riscontri positivi dalla catena delle forniture di Apple, a mano a mano che ci avviciniamo all’estate e al lancio di prodotto”.
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Durante la conferenza D11, Tim Cook è stato intervistato sul palco e, tra i vari argomenti, si è soffermato con l’intervistatore sul concetto di wearable computing, ossia i cosiddetti computer indossabili, un segmento di mercato che ancora non esiste ma che potrebbe nascere a breve visti i vari progetti che quasi tutti i maggiori produttori stanno portando avanti e che, come ammette lo stesso Cook, è molto promettente, tanto da sbilanciarsi ad affermare che per Apple rappresenterà uno dei principali ambiti di interesse. Un’ammissione che in un certo senso suona anche come una conferma alle voci che vogliono già da tempo un team di addirittura 100 ingegneri al lavoro sul famoso iWatch, sotto la guida del designer Jony Ives.
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Apple delude. Cupertino chiude il primo trimestre dell’esercizio fiscale 2013 con la cifra record di 47,8 milioni di iPhone venduti e ricavi per 54,5 miliardi di dollari. Ma il tasso di crescita del gigante della Mela rosicchiata è il più lento dal 2009 e dopo sei anni galoppanti, da quando Steve Jobs lanciò il rivoluzionario smartphone, sembrano ormai aver perso la spinta irresistibile di qualche tempo fa. Numeri che non sono infatti bastati a rassicurare il mercato, che subito “ha punito” Apple: come lasciava presagire l’andamento nell’after hour di ieri sera, alla riapertura ufficiale degli scambi il titolo arriva a perdere oltre 10 punti percentuali, virando sotto quota 460 dollari.
L’utile netto di Apple è risultato pari a 13,1 miliardi di dollari, quasi invariato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E il balzo dei ricavi del 18% non basta a spazzare via i timori degli analisti sulle prospettive di crescita della società. Preoccupazioni che nelle ultime settimane hanno pesantemente penalizzato il titolo, facendogli perdere il 27% – circa 190 miliardi di dollari – dai picchi di settembre. Gli analisti scommettevano su ricavi pari a 55 miliardi di dollari, con un utile per azione di 13,44 dollari. Il margine lordo si è attestato a 38,6% a fronte del 44,7% dell’anno precedente e in linea con le attese degli analisti. Per il secondo trimestre dell’anno fiscale, Apple stima ricavi per 41-43 miliardi di dollari e un margine lordo fra il 37,5% e il 38,5%. Anche da questo punto di vista c’è stato un cambio di stile, ai piani alti della società californiana. Se infatti fino ad ora Apple era nota per rilasciare delle stime che avrebbe poi sistematicamente – e ampiamente – battuto, da ieri ha iniziato a diffondere risultati che reputa effettivamente raggiungibili. Insomma, anche Apple torna “normale”.
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In questi giorni di grandi novità per la casa di Cupertino, i fans della mela morsicata devono fare i conti con un’inatteso aumento di prezzi delle app in vendita tramite l’AppStore di Apple. La società guidata da Tim Cook, infatti, ha deciso di aumentare il costo delle app in vendita negli store europei lasciando, almeno per il momento, invariati i costi per i clienti d’oltreoceano.
La mossa di Apple sarebbe giustificata dal fatto di voler garantire maggiori profitti agli sviluppatori, per questo motivo è stato deciso che il nuovo prezzo di base (prima fissato a 0,79 Euro) sarà di 0,89 Euro (con un aumento, cioè, di 10 cents).
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Una applicazione nuova, ancora molto acerba e che non funziona perfettamente, anzi è ancora piena di bug. Tantissimi utenti affezionati al brand che manifestano la propria delusione e l’azienda responsabile che, riconoscendo i propri limiti, chiede scusa ma rassicura tutti di star lavorando per migliorare quella che in futuro sarà di certo un’ottima app, competitiva con le migliori, Una situazione del tutto normale, che si ripete spesso per molte aziende high-tech, da quelle che producono hardware a quelle che producono software, fino a quelle che vendono device completi.
Niente di strano quindi se non fosse che la situazione, accaduta in questi giorni, fa riferimento a un’azienda come Apple, al suo nuovo CEO Tim Cook e a quanto accaduto di recente con l’applicazione Maps di iOS 6, la nuova versione del sistema operativo mobile della Mela morsicata, rilasciata assieme al nuovo iPhone 5.
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Apple ha scelto Twitter. Secondo il “New York Times”, la casa di Cupertino, ha in corso contatti con il noto sito di microblogging. L’investimento dell’azienda fondata da Steve Jobs, si parla di un impegno dicentinaia di milioni di dollari, potrebbe fruttare al social network un balzo nella sua valutazione di mercato: nel 2011 Twitter valeva circa 8,4 miliardi di dollari, dopo questa operazione targata Apple potrebbe arrivare a oltre 10 miliardi. La notizia arriva a pochi giorni dal lancio del nuovo sistema operativo Mountain Lion.
Dopo aver guadagnato enormi successi nel campo della telefonia e dei tablet, l’azienda fondata da Steve Jobs tradizionalmente ha sempre goduto di poco appeal nel social networking, malgrado questo settore sia ormai trainante di tutta l’attività on-line. Apple per rima sa bene che ormai i social media stanno influenzando sempre di più le scelte del pubblico su come spendere i propri soldi. E la mela morsicata non poteva più starne fuori, tenuto conto la loro presenza sempre più rilevante nel mercato della vendita di giochi, musica e film. Per questa ragione sarebbero pronti centinaia di milioni di investimenti, che potrebbero fruttare a Twitter un balzo nella sua valutazione di mercato: l’anno scorso la casa dell’uccellino azzurro valeva circa 8,4 miliardi di dollari, dopo questa operazione targata Apple potrebbe arrivare a oltre 10 miliardi.
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