Il nuovo YouTube, rinnovato nel design e nei colori, mette l’accento sulla funzione di sottoscrizione ed introduce una guida migliorata all’utilizzo del servizio. L’obiettivo è sicuramente quello di mantenere gli utenti sul suo sito, incoraggiandoli a guardare i video in streaming, come se faccesso zapping tra un canale e l’altro in TV. L’approccio è quello di cercare e guardare un video in particolare, per poi metterlo in secondo piano, mentre si svolgono altre attività online.
La homepage si arricchisce di box e video, come la barra laterale che raccoglie le iscrizioni ai canali preferiti, la guida centrale e i canali consigliati sulla sinistra, tra cui quelli di utenti indipendenti, media o marchi famosi. Cliccando su un filmato, YouTube pone sicuramente il video al centro della pagina. Il lettore, infatti, visualizza prima il video e poi tutte le informazioni intorno, dal sottotitolo agli altri filmati correlati. La pagina è più raffinata rispetto al passato e, all’interno di una playlist, gli altri video non sono più visualizzati sul fondo ma in un blocco laterale.
Finalmente, quindi, anche YouTube si armonizza esteticamente con gli altri siti di Google, con i servizi e le applicazioni mobile. L’interfaccia è più sobria, grazie soprattutto alla combinazione di più gradienti.
Il nuovo sistema di penalità per i siti pirata di Google, non è piaciuto a The Pirate Bay e isoHUNT, che sono sul punto di denunciare Google. Affermano infatti che non tutti i link soggetti a notifica violano effettivamente il copyright.
Da qualche giorno infatti, Google ha applicato una nuova “norma”, che viene applicata sulla ricerca; se si prova infatti a scrivere un qualcosa che si vuole scaricare, con a fianco il termine download, non si avranno più così tanti risultati come succedeva una volta. Per ora la novità riguarda solo gli Stati Uniti, dove si possono segnalare siti per violazione di copyright.
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Il contratto di servizio di Google parla chiaro. L’estrazione delle tracce audio dei video di Youtube, da parte di alcuni servizi online, e la loro successiva conversione in MP3, costituisce uno sfruttamento illecito delle API oltre ad un illecito nei confronti delle major discografiche.
Il web pullula di servizi online che, dalla semplice immissione del link ad un video di un brano musicale, permettono di estrarne l’audio per realizzarne un file MP3 da poter riascoltare sul PC o su un player portatile, anche quando non si è connessi. Uno di questi è YouTube-MP3.org, per il quale si stima un numero di 1,3 milioni di utenti al giorno.
Il servizio, molto comodo per gli utenti, non è però apprezzato da Mountain View che ha infatti inviato una lettera legale al gestore del sito. Gli avvocati di Youtube gli hanno intimato il blocco delle attività di conversione dei file entro una settimana di tempo.
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Le democrazie occidentali, che non sono tipicamente associate alla censura, chiedono sempre più a Google di rimuovere video politici, blog e altri contenuti. Sono risultati che emergono dal Transparency Report, la relazione sulla trasparenza che Google pubblica ogni sei mesi. Le richieste del governo degli Stati Uniti, per esempio, nel secondo semestre del 2011 sono aumentate del 103 per cento rispetto al primo semestre.
“E’ allarmante non solo perché la libertà di espressione è a rischio, ma perché alcune di queste richieste provengono da paesi ‘insospettabili’”, ha dichiarato Dorothy Chou, Senior Policy Analyst di Google. Tra le richieste c’è quella, per esempio, dell’ente canadese per il rilascio i passaporti, che ha chiesto di rimuovere un video su YouTube dove un cittadino canadese butta nella toilette il proprio passaporto. “Richiesta non accolta“, fa sapere Google.
Nella seconda metà del 2011 autorità spagnole hanno chiesto di Google di rimuovere 270 link a blog e articoli che si riferivano a privati cittadini e personaggi pubblici, tra cui sindaci e pubblici ministeri. “In Polonia, abbiamo ricevuto una richiesta da un ente pubblico per rimuovere i collegamenti a un sito che lo ha criticato“, ha affermato Chou. Entrambe le richieste, spiega Google, non sono state accolte.
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